Roma Inabitabile: una campagna contro il cemento e i disastri climatici

Di Emanuele Genovese e Anna Breda 19 October 2025

Ci pensi mai al suolo? Quegli strati sovrapposti studiati a scuola, su cui camminiamo, guidiamo, abitiamo, non stanno solo lì sotto i nostri piedi.

Quasi tutto ciò che ci circonda, dal cibo che mangiamo ai materiali con cui costruiamo, viene dal suolo. Produce biomassa trasformando in vita ciò che è morto. 

Filtra e depura l’acqua, rilasciandola lentamente, contribuisce alla ricarica delle falde. Previene così alluvioni e siccità.

Ospita, secondo le stime della FAO, oltre il 25% della biodiversità globale, una percentuale in crescita secondo altri studi: in un cucchiaino di suolo ci sono più organismi che persone sulla terra. 

Inoltre, è in grado di assorbire un altissimo tasso di CO2 (stime FAO: suoli in salute sequestrano circa 2,05 miliardi di tonnellate di CO2), ruolo fortemente importante nel contesto della crisi climatica che stiamo vivendo. Un suolo danneggiato però, invece che assorbire, emette CO2.

Il suolo non è una risorsa illimitata. Affinché si formi un centimetro di questo servono oltre 1.000 di anni.

E’ un sistema vivente e attivo, ma fortemente minacciato dall’attività umana.

Oltre a sfruttarlo con l’agricoltura intensiva e l’estrazione di minerali, danneggiarlo con l’uso di pesticidi, lo copriamo di cemento, appropriandoci di un bene che non è solo nostro. Compromettiamo le sue attività ecosistemiche, non solo per noi, vitali.

Trasformiamo in morte ciò che è vivo.

 

Il problema del consumo di suolo a Roma

Il consumo di suolo a Roma è un problema. Un problema, purtroppo, destinato a peggiorare.

Secondo gli ultimi dati ISPRA del 2024, la percentuale di suolo consumato a Roma è arrivata al 13,18%, 70.620 ettari. 

Che significa? 

Significa che le aree verdi della città sono diminuite negli ultimi anni e, con loro, tutti i benefici che queste apportano. Il verde urbano, oltre ad essere prezioso al benessere psicofisico di ogni cittadin3, contrasta il fenomeno delle isole di calore. Asfalto, palazzi e smog sono infatti i colpevoli di microclimi più caldi – possono superare i 20° di differenza – che si verificano in aree cittadine. Aree che a Roma coprono il 15,5% della superficie complessiva della città (studio CNR 2022). Gli effetti di mitigazione del verde su questi microclimi, estendibili con un graduale calo di efficacia fino a 1 km, possono raggiungere ben 10° di differenza (studio “Urban heat island effects and the role of vegetation”).

Inoltre, la maggior parte del suolo consumato, risulta essere impermeabilizzato per la presenza di asfalto o calcestruzzo. Ciò aumenta il rischio idrogeologico nella nostra città, minacciata da allagamenti, esondazioni, frane e formazioni di voragini. 400 mila persone vivono in aree a rischio idrogeologico (AUBAC).

Il comune come risponde?

 

Variante alle norme tecniche attuative

Il Comune non sta bloccando il consumo di suolo, anzi, le sue decisioni sembrano andare nella direzione opposta.

L’11 dicembre 2024 l’Assemblea capitolina, con la Delibera 169 del 11 dicembre 2024, ha approvato una Variante alle Norme Tecniche di Attuazione (NTA), proposta dall’Amministrazione, al Piano regolatore Generale di Roma Capitale. 

Il Piano Regolatore è “uno strumento urbanistico di pianificazione territoriale che regola l’attività edificatoria all’interno di un territorio comunale” (Wikipedia): una mappa del comune, in questo caso di Roma, che mostra tutto ciò che già esiste, ma anche tutto ciò che l’Amministrazione pianifica di costruire. Le Norme Tecniche Attuative sono le regole che specificano i criteri e le modalità dell’attuazione del Piano Regolatore. 

Tali modifiche coinvolgono 62 dei 113 articoli originari. 

Numerose sono le criticità riconosciute in questi emendamenti. 

Risulta evidente il privilegio dato alla dimensione edilizia, incoraggiando e lasciando molto spazio all’attività di privati, tra premi di cubature e incentivi di vario tipo, riconoscendo un “diritto a costruire” non presente nella legge italiana. 

Sarà infatti possibile demolire un edificio e poterlo ricostruire più alto o più grande, accelerando le procedure necessarie a realizzare l’intervento (art. 29, 31, 32, 33, 34, 35,47) o accorpare diversi edifici in un unico, anche nel centro storico (art. 26,27, 28). 

Permettono di sacrificare i servizi e le aree verdi garantite dal DM 1444/68 (18 m2 di spazi pubblici per ogni abitante insediato) a ogni cittadin3 (art. 7 e 8), in cambio di denaro, laddove lo spazio non è sufficiente: servizi e spazi, per legge inderogabili, se non per casi “eccezionali”, venduti ai costruttori.

A non essere evidente infatti, è come queste modifiche si impegnino a tutelare il bene di tutti ogni cittadin3, il patrimonio paesaggistico e culturale comune. Il tema del consumo del suolo non è affrontato.

Inoltre, il ruolo della Soprintendenza Speciale viene indebolito, già a partire dal fatto che non è stata coinvolta nel processo di revisione delle norme. Ad esempio, la Carta per la Qualità – elaborato gestionale del Piano Regolatore, contenente un elenco dei beni storici e culturali da conservare – prevedeva un parere vincolante della Soprintendenza per tutti i progetti ricadenti nelle aree tutelate dalla Carta, ruolo coercitivo di fatto cancellato, secondo le nuove norme (art. 16). Sempre queste introducono il principio di “silenzio assenso”, laddove la Soprintendenza non esprima il proprio parere sui progetti entro 60 giorni. 

Spaventa inoltre la possibilità, prevista dalle modifiche, di poter convertire gli immobili destinati ad “attività ricettiva”, come studentati, in alberghi (art. 6 e 9) o edifici residenziali di molte aree della periferia, in edifici turistici (art. 45), andando ad aggravare ulteriormente la crisi abitativa che vediamo e viviamo nella nostra Capitale. 

Dall’8 marzo al 7 aprile 2025 è stato possibile ad ogni cittadin3 o associazione presentare le proprie osservazioni al testo delle NTA adottate, potendo proporre correzioni, cancellazioni e integrazioni ad uno o più articoli. Dopo questa finestra temporale, per 60 giorni l’Assessorato dovrà analizzare e discutere tali Osservazioni decidendo – e motivando tale decisione nelle sue Controdeduzioni – se respingerle o accettarle. Il testo dovrà quindi passare all’Assemblea Capitolina per l’approvazione definitiva, probabilmente in autunno.

 

Impegni di Roma in ambito ambientale

Molte delle modifiche delle NTA mettono in luce il reale orientamento del nostro Comune sulla questione del consumo di suolo. 

Tutto ciò però sembra contrastare l’impegno di Roma in ambito ambientale.

Nel 2008 la Rete Ecologica di Roma, mappa che identifica le aree verdi della città e le classifica in base alla loro ricchezza e fragilità, è stata formalmente integrata nel Piano Regolatore, come strumento prescrittivo. Uno strumento di grande potenzialità per la tutela del patrimonio ambientale, che non è stato mai aggiornato, non estendendo il suo dominio su nuove aree ecologicamente rilevanti emerse nel tempo. Una carenza che risulta incomprensibile dato l’aumento del rischio di disastri climatici a Roma e la necessità di adottare strategie territoriali a fronte di tale eventi. L’articolo 72 del Piano Regolatore, che disciplina la Rete Ecologica, è invece rimasto invariato. Non è previsto alcun adattamento ne’ potenziamento in funzione di contrasto al clima.

Roma, oltretutto, sarebbe sempre più vincolata al livello europeo ad un maggiore impegno ecologico. Ad agosto del 2024, l’Unione Europea ha sottoscritto un regolamento dedicato al ripristino della natura: Nature Restoration Law.  L’articolo 8 chiede di mantenere invariata, tra il 2024 e il 2030, l’estensione complessiva delle aree verdi e di quelle a copertura arborea nelle zone urbane, dal 2031 poi ne è previsto un progressivo incremento. Si tratterebbe, quindi, per ogni nuova edificazione o consumo di suolo su aree naturali, di prevedere una depavimentazione e un ripristino a verde per una superficie equivalente all’interno dello stesso ambito urbano. In progetto però, ci sono 1 milione di metri cubi di compensazioni urbanistiche da cementificare, considerati dal Comune come “già esistenti” perché previsti dalle precedenti modifiche al Piano Regolatore e legati a un diritto edificatorio inesistente, ma continuamente citato nella Capitale.

 

Campagna e azioni FFF

Per questo il gruppo di Fridays For Future Roma ha scelto di costruire una campagna contro la cementificazione per cambiare le modifiche alle NTA. 

Le azioni intraprese o programmate sono:

  • una mappatura partecipata dove cittadin3 o realtà possano segnalare aree da piantumare o da depavimentare;
  • un primo lavoro di contatto con comitati locali con vertenze sul suolo e di dialogo per cercare di supportarli;
  • prime azioni di piantumazione e depavimentazione in collaborazione con altre realtà;
  • primi incontri di advocacy con i decisori politici nei municipi sia sulla loro posizione sulle NTA che sui progetti di compensazione che arriveranno sul territorio;
  • eventi di divulgazione sulle NTA. 

 

Questa non è solo una campagna per l’adattamento climatico, ma anche sulla gestione urbanistica della città: non è infatti pensabile un minor consumo di suolo se non si cambia il sistema degli affitti e della rendita sulla casa nella Capitale. Proprio per questo la campagna procede parallela e complementare a quella del gruppo GRoRAB per la regolamentazione degli affitti brevi, anch’essa legata alle modifiche delle NTA.

 

Dalla gestione del suolo deriveranno scelte fondamentali per il futuro della città, determinanti anche per la prossima consiliatura. Se questa giunta continuerà a porre al centro progetti come lo stadio a Pietralata, in forte opposizione ai bisogni di chi abita Roma, la continuità istituzionale non sarà affatto scontata né auspicabile.

 

Campagne con questi obiettivi sono in attivazione anche in altre città oltre a Roma, come ad esempio quella promossa a Bologna nella regione simbolo delle alluvioni e dove quindi il consumo di suolo ha l’impatto più visibile, cosa che potrebbe rendere possibile un rilancio di una delle più valide proposte di legge sul consumo di suolo.

 

Tutte queste lotte, apparentemente locali, sono tenute assieme da un obiettivo ancora più generale: quello di cambiare il rapporto, se ancora se ne può parlare in termini dualistici, fra città e campagna, aree urbane e rurali.

Ma esiste davvero una divisione di questo tipo? O dovrebbe esistere?

Molti movimenti credono che sia uno dei tanti aspetti della rottura ecologica che ha reso aliene e distanti le aree naturali nelle città.

La sfida è tornare a creare corridoi ecologici, a Roma ad esempio potenziando la Rete Ecologica, allegato prescrittivo del PRG, per rendere le città nuovamente abitabili, sane e anche di chi le vive.